Nel dibattito parlamentare degli ultimi mesi, il settore dei giochi online e fisici in Italia ha assunto un rilievo che va ben oltre il mero intrattenimento, visto che si tratta di un mercato diventato crocevia di entrate fiscali, competenze tra Stato e Regioni e strategia economica.

Le modifiche normative in corso e le richieste delle amministrazioni locali segnalano che il governo intende ridefinire non solo le modalità di raccolta, ma anche la distribuzione delle risorse tra gli attori istituzionali. Le implicazioni riguardano tanto la competenza normativa quanto la gestione del gettito, con riflessi sull’offerta regolamentata e sulla condizione dei player, anche nei casi di operatori internazionali.

Il valore economico del poker online e della liquidità transnazionale

Tra le voci che entrano nel confronto pubblico figura quella del poker online e del suo potenziale impatto sull’economia internazionale. Secondo le analisi più interessanti, l’apertura della liquidità internazionale – ossia la possibilità per i giocatori italiani di partecipare a tavoli o tornei con utenti di altri Paesi – potrebbe generare gettiti aggiuntivi stimati in circa 20 milioni di euro l’anno.

Attualmente in Italia persiste un divieto che impedisce di giocare contro utenti residenti all’estero, una restrizione che in passato aveva già ostacolato accordi con Portogallo, Spagna e Francia. Il tema solleva questioni tecniche ma soprattutto strategiche, visto che se il poker online dovesse diventare più accessibile, si aprirebbe una nuova platea di operatori autorizzati e un potenziale ampliamento del gettito. Lo scenario diventerebbe tale da permettere agli operatori registrati e regolamentati – e molti guardano all’esempio del sito https://www.22betitalia.info/ – di beneficiare di standard più allineati con i mercati internazionali, ma ciò richiede un quadro normativo adeguato e tempestivo.

Le Regioni chiedono più risorse: la questione della compartecipazione al gettito

Un secondo filone del dibattito riguarda la redistribuzione delle risorse generate dal gioco terrestre, in particolare dagli apparecchi da intrattenimento come slot e VLT. Le Regioni e le Province autonome, tramite la Conferenza delle Regioni, hanno richiesto ufficialmente che a partire dal 2027 siano destinati almeno il 5% del gettito derivante dagli apparecchi al territorio regionale, per rafforzare la prevenzione e la cura del problema legato al comportamento di gioco.

Una richiesta che si inserisce nel contesto del decreto di riordino del settore del gioco a distanza, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 3 aprile 2024 come Decreto Legislativo n. 41/2024. Le Regioni puntano così a ottenere un ruolo più attivo nella definizione delle regole locali e territoriali, compresa la questione che riguarda le distanze dalle sedi fisiche e le restrizioni operative. Il risultato atteso è un modello che mette alla prova il principio secondo cui l’affidabilità regolamentare e la responsabilità pubblica devono accompagnare la gestione di un settore che genera entrate rilevanti ma comporta anche criticità sociali.

Uno scenario in cerca di equilibrio

Il riordino del comparto dei giochi, con le sue implicazioni fiscali e sociali, rappresenta una prova di maturità per il sistema italiano. Raggiungere gli obiettivi di garantire un mercato competitivo e trasparente e tutelare i cittadini attraverso un controllo più rigoroso e una distribuzione equa delle risorse, permette all’Italia di avviarsi verso una fase in cui la sostenibilità economica del settore dovrà convivere con lo sviluppo, la responsabilità e la vigilanza istituzionale.