C’erano tempi in cui videogiocare significava soltanto superare livelli e battere record. In Pac-Man o Space Invaders, nessuno si chiedeva “perché”: si giocava, punto. Poi qualcosa è cambiato. Con l’arrivo di titoli come Final Fantasy VII o Metal Gear Solid, il videogioco ha smesso di essere soltanto intrattenimento ed è diventato racconto, emozione, esperienza.
Il giocatore non è più spettatore: è protagonista. Le sue scelte influenzano la trama, le sue azioni danno forma alla storia. E così il videogioco è diventato un linguaggio capace di raccontare come mai prima.
Il videogioco come esperienza emotiva
Oggi, alcuni giochi riescono a emozionare quanto, se non più, di un film. In The Last of Us, ad esempio, il viaggio di Joel ed Ellie non è solo un’avventura post-apocalittica: è un racconto di amore, perdita e sopravvivenza. La regia è cinematografica, ma il coinvolgimento nasce dal fatto che sei tu a prendere le decisioni. Vivi sulla pelle dei protagonisti le conseguenze delle tue azioni. Il gioco non “ti racconta” una storia: te la fa vivere.
Quando la storia cambia a seconda di chi gioca
L’evoluzione successiva dello storytelling videoludico è quella della libertà narrativa. Detroit: Become Human, firmato Quantic Dream, è un perfetto esempio di questo approccio: ogni scelta modifica gli eventi, ogni decisione apre strade diverse. Non esiste una singola trama, ma decine di possibilità, tutte intrecciate tra loro. In questi giochi, il giocatore diventa co-autore. La storia non è mai identica, perché dipende da chi la vive.
Le storie che si nascondono nei mondi di gioco
Non tutti i videogiochi raccontano in modo diretto. Alcuni scelgono di farlo attraverso l’atmosfera, l’ambiente, i dettagli visivi. È la cosiddetta “narrazione ambientale”, dove il mondo stesso diventa voce narrante.
Hollow Knight, ad esempio, non spiega quasi nulla. Eppure ogni rovina, ogni suono, ogni incontro racconta qualcosa di un passato misterioso. Il giocatore ricompone il senso esplorando: un racconto che non viene detto, ma scoperto.
Negli ultimi anni, anche il mondo delle slot ha scoperto la forza dello storytelling. Le moderne slot online non si limitano più a far girare simboli, ma costruiscono veri e propri universi tematici. Ogni grafica, suono o animazione serve a immergere il giocatore in un racconto, spesso ispirato a miti, avventure o ambientazioni cinematografiche.
Titoli come Book of Dead su https://www.bankonbet-italia.com/, ad esempio, ricreano l’atmosfera delle spedizioni archeologiche nell’antico Egitto: un’ambientazione narrativa che trasforma il semplice atto del “girare i rulli” in un piccolo viaggio simbolico, fatto di mistero e scoperta.
Saturnalia: quando il racconto parla anche italiano
Anche in Italia ci sono esempi di storytelling videoludico raffinato. Saturnalia, dello studio milanese Santa Ragione, è un esperimento narrativo che mescola horror e folklore sardo. Il villaggio in cui si svolge l’azione non è solo uno scenario, ma un organismo vivo, che muta e si trasforma. È un racconto digitale che affonda le radici nella tradizione popolare, ma parla un linguaggio modernissimo.
Un nuovo linguaggio per raccontare emozioni
Oggi, il confine tra videogioco e narrazione è sempre più sottile. Le grandi produzioni cercano l’equilibrio perfetto tra libertà e coerenza, tra interazione e introspezione. Lo storytelling non è più un accessorio, ma la struttura portante dell’esperienza di gioco.
E il futuro promette ancora di più: mondi generativi che reagiscono alle scelte del giocatore, personaggi capaci di ricordare il passato, trame che si riscrivono a ogni partita.
Il videogioco, insomma, è diventato una forma d’arte interattiva. Non ci chiede solo di osservare, ma di esserci. Di prendere parte al racconto. Di giocare un’emozione.